L’haka degli All Blacks ha messo nei guai il rugby argentino

L’haka degli All Blacks ha messo nei guai il rugby argentino

L’omaggio della nazionale neozelandese di rugby a Diego Armando Maradona è stato uno dei momenti sportivi I più visti e apprezzati Dell’anno. Per ricordare il campione argentino, gli “All Blacks” hanno infranto le proprie tradizioni: sulla maglia nera, infatti, non ci sono nomi, perché appartiene a tutti e allo stesso tempo non appartiene a nessuno. I giocatori li ricevono solo temporaneamente per restituirli meglio di quello che hanno ricevuto per i loro successori. Ma per l’Argentina, il valore simbolico di haka per Maradona stava generando una catena di ricadute non sopravvalutata come distruttiva: i giornali argentini Lo descrivono Momento nazionale di rugby come “il peggiore in assoluto”.

Inizialmente, l’influenza di Hakka, gli All Blacks, è stata quella di evidenziare il modo frettoloso con cui la nazionale argentina ha deciso di onorare l’atleta più importante della storia del proprio paese: un sottile nastro nero portato da tutti i membri della nazionale argentina. Squadra, è quasi impossibile notare cosa c’è sulle maglie dei giocatori. Il giorno della partita in Argentina si è parlato quasi unanimemente di “vergogna” e “scandalo” per la mancanza di sensibilità dimostrata in un momento così profondo di lutto nazionale.

La squadra australiana, che da poche settimane aveva sede in Australia per giocare il Three Nations Championship, si è messa nei guai domenica, il giorno dopo la partita, e ha subito iniziato a chiedere scusa. Il capitano, Pablo Matera e l’allenatore Mario Ledesma hanno spiegato di essere talmente concentrati sul gioco – fondamentale per l’andamento del torneo – da sottovalutare le reazioni che il Paese aveva provocato con la morte di Maradona. Una settimana fa, infatti, avevano ottenuto la vittoria più importante della loro storia battendo gli All Blacks a Sydney e quindi erano in grado di vincere il campionato. Matera e Ledesma hanno anche spiegato di essere stati informati in anticipo dell’iniziativa organizzata dai neozelandesi, che volevano che la maglia di Maradona fosse ritirata da un argentino. Tuttavia, l’invito è stato respinto – il che di per sé ha suscitato ulteriori critiche – e la maglia ha raccolto un membro dello staff tecnico.

Tra tutte le critiche nei confronti della squadra, alcune hanno sollevato anche una questione sociale più ampia, dato che il rugby argentino più di altri paesi conserva un carattere elitario ereditato dalle ricche origini del gioco che è nato e si è formato nei college britannici due secoli fa. . Il rugby argentino è giocato quasi esclusivamente dai discendenti di ricche famiglie europee e ha il suo quartier generale nella campagna più ricca del paese. L’importanza del gioco del rugby argentino è confermata dalla sua nazionale, composta quasi interamente da giocatori bianchi di origine europea – italiani in particolare – o dai prezzi dei biglietti: in media assistono ad una partita Giaguaro Buenos Aires costa il doppio di una partita di Football League, lo sport più popolare del paese.

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In questo contesto, all’inizio della settimana ci sono stati alcuni severi tweet razzisti postati su Twitter tra il 2011 e il 2013 dal capitano Pablo Matera (ora 27 anni), e da altri importanti giocatori della nazionale, Guido Beatty (26) e Santiago. Socinus (28). Nei loro tweet – che sono stati cancellati solo in questi giorni – i tre giocatori hanno apertamente fatto riferimento alla violenza e all’odio contro neri, boliviani, paraguaiani e le loro cameriere straniere. Socinus ha scritto: “Non sono favorevole all’apartheid, ma penso che dovremmo iniziare a separare gli autobus regolari da quelli neri”. D’altronde Matera ha scritto: “Buongiorno a scendere e investire in macchina i neri”.

Matera e Betty hanno cancellato il loro profilo e si sono scusati pubblicamente, dicendo che li avevano annotati quando erano giovani e incoscienti. Così ha fatto Susino, il cui profilo Twitter rimane online. L’Argentina ha risposto sospendendoli a tempo indeterminato, smantellando la fascia del capitano a Matera e aprendo un’indagine interna più approfondita. “Nonostante i messaggi che sono stati espressi tra il 2011 e il 2013, l’Argentine Rugby Union condanna ogni espressione di odio e ritiene inaccettabile che chi lo esprime rappresenti il ​​Paese”, si legge nel comunicato pubblicato martedì. Altri, invece, difendono i giocatori arrestati, sostenendo che non possono essere pubblicamente abusati a causa delle lettere scritte all’età di diciotto anni. Nel frattempo, la nazionale australiana, dove sabato giocherà l’ultima partita del Tre Nazioni, resta sotto una pressione tremenda.

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