Rudy Giuliani, da eroe sindaco dell’11 settembre a corriere.it sformato

Rudy Giuliani, da eroe sindaco dell’11 settembre a corriere.it sformato

Rudi non è il mio spettacolo. “Schumacher non suda”, ha detto Luciano Benetton quando non era il campione di Formula 1 nelle vittorie della Ferrari. Quando gli avversari sono usciti lavati dopo il Gran Premio, Michael sembrava come se fosse fuori dall’asciugatrice. Rudy Giuliani Les Shumi: Immobile durante la conferenza stampa di ieri presso la sede del Partito Repubblicano a Washington, e un torrente di sudore è scivolato sulla guancia dell’ex sindaco di New York, divenuto procuratore personale di Donald Trump e per due settimane a capo della sua squadra. Pleas. Peggio ancora, la goccia è nera: “Rudy Giuliani si scioglie letteralmente” è il titolo del video virale di YouTube. “Giuliani si scioglie letteralmente.” Mentre Giuliani parlava, la voce di un membro dello staff è stata inserita a causa di un errore tecnico nella trasmissione, confermando il sospetto: “La vernice di Rudy sta scivolando sulla sua faccia”.

a partire dal Sciogliere Dalle Torri Gemelle alle basette dipinte, dalle colonne decadenti di Ground Zero Hell al buco nero della democrazia americana. Certo, il paragone appare offensivo, esagerato e fuori luogo. Salto impossibile, così come la storia dell’eroe dell’11 settembre, Il sindaco della polizia non ha hadith né badge: Nato a Brooklyn, suo padre Angelo, direttore di bische segrete, nonno Rodolfo ed Evangelina, originario di Marliana, Contea di Potenza, due lauree, duro e amabile, da 83 “Iron Lawyers” (nominato da Ronald Reagan) nel Distretto Sud di New York, Giuliani collabora anche con Falcone e Borsellino nelle indagini mafiose, e nel 1993 viene eletto sindaco della Grande Mela, maestro della “tolleranza zero” con la criminalità (e contro il tumore che lo costringerebbe poi a lasciare la corsa al Senato). Fist and Caress: dopo l’11 settembre, Ruddy era in prima linea per riportare la città ferita, e tempo Viene eletto “Man of the Year”. Potrebbe essere il punto di partenza per una brillante carriera politica, che non decollerà mai, e che finirà con una sconfitta alle primarie repubblicane del 2008.

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Giuliani è nato nel 1944 e ha sposato Donald Trump nel 2016. Nel 2018 è diventato uno degli avvocati personali del presidente. L’anno successivo, il suo ruolo di Principe Oscuro è emerso nel labirinto della questione USA-Ucraina, contatti e pressioni per offuscare il record di Joe Biden. Ma l’Ucraina è lontana, e Ruddy si muove dietro le quinte, senza mandato, senza preoccuparsi di quello che dice e di come si dipinge. Il 2020 è un’altra storia: Ruddy ci mette la sua faccia, le parole e le smentite (comprese quelle che avrebbe chiesto a Donald $ 20.000 al giorno come risarcimento). Dice e si contraddice: in Pennsylvania, grida pubblicamente che la persona che viene diretta contro il suo capo è “una chiara frode elettorale”, solo per ammettere davanti al magistrato che “questo non è affatto un caso di frode”. Nel silenzio di gran parte del Partito Repubblicano, sudato e russante, con un commovente sorriso sui denti, Rudy Giuliani parla sotto i riflettori. Si abbandona a paragoni cinematografici, come la conferenza stampa di ieri, cercando di tonificare Joe Pesci in “Mio cugino Vincenzo”, “uno dei miei attori preferiti perché è di Brooklyn come me”. La recitazione di Giuliani Pesci, con la tinta, è un film che trascende il film, trascende la realtà: l’avvocato difensore che chiede alla donna ipovedente come test principale in un processo per omicidio “Quanti sono questi?” Appaiono le dita. È lei la colpevole. Qui, secondo Giuliani, “queste persone” (osservatori nelle urne di Filadelfia) erano molto più lontane dalle schede elettorali di “mio cugino Vincenzo che il testimone dell’omicidio”. Ecco, questo è il livello zero della difesa di Rudy. E quando le macchie nere sulla sua guancia lo costringono a lasciare la scena, sfiorandogli costantemente la fronte, l’avvocato che lo sostituisce non è da meno: Sidney Powell afferma di aver identificato “l’interferenza nelle elezioni statunitensi con un’enorme influenza del denaro comunista attraverso il Venezuela, Cuba e forse la Cina”. Nessuna prova, cala il sipario. E la prossima volta, più controllo sui colori piuttosto che sulle risorse.

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20 novembre 2020 (modifica il 20 novembre 2020 | 14:44)

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